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sabato 2 novembre 2013

Paolo Sarpi : Cosa pensavano i protestanti dei sacramenti (Istoria Concilio Tridentino)

[Articoli estratti da' protestanti nel capo de' sacramenti]
De' sacramenti in universale erano 14 articoli:
1 Che i sacramenti della Chiesa non sono sette, ma sono manco quelli che veramente
possono esser chiamati sacramenti.
2 Che i sacramenti non sono necessarii e senza loro gl'uomini possono acquistare da Dio la
grazia per mezo della fede sola.
3 Nissun sacramento esser piú dell'altro degno.
4 Che i sacramenti della legge nuova non danno la grazia a quelli che non vi pongono
impedimento.
5 Che i sacramenti mai hanno dato la grazia o la remissione de' peccati, ma la sola fede del
sacramento.
6 Che immediate dopo il peccato d'Adamo da Dio sono stati instituiti i sacramenti, per mezo
de' quali fu donata la grazia.
7 Per i sacramenti esser data la grazia solamente a chi crede che i peccati gli sono rimessi.
8 Che la grazia non è data ne' sacramenti sempre, né a tutti quanto s'aspetta ad esso
sacramento, ma solo quando e dove è parso a Dio.
9 Che in nissun sacramento è impresso carattere.
10 Che il cattivo ministro non conferisce il sacramento.
11 Che tutti i cristiani, di qual si voglia sesso, hanno ugual potestà nel ministerio della
parola di Dio e del sacramento.
12 Che ogni pastore ha potestà d'allongar, abbreviare, mutar a beneplacito suo le forme de'
sacramenti.
13 Che l'intenzione de' ministri non è necessaria e non opera cosa alcuna ne' sacramenti.
14 Che i sacramenti sono stati instituiti solo per nutrir la fede.
Del battesmo erano articoli 17:
1 Che nella Chiesa romana e catolica non vi è vero battesmo.
2 Che il battesmo è libero e non necessario alla salute.
3 Che non è vero battesmo quello che è dato dagli eretici.
4 Che il battesmo è penitenzia.
5 Che il battesmo è segno esteriore, come la terra rossa nelle agnelle, e non ha parte nella
giustificazione.
6 Che il battesmo si debbi rinovare.
7 Il vero battesmo esser la fede, qual crede che i peccati sono rimessi a' penitenti.
8 Che nel battesmo non è estirpato il peccato, ma solamente non imputato.
9 Esser la medesma virtú del battesmo di Cristo e di Giovanni.
10 Che il battesmo di Cristo non ha evacuato quello di Giovanni, ma gli ha aggionto la
promessa.
11 Che nel battesmo la sola immersione è necessaria e gli altri riti usati in esso esser liberi e
potersi tralasciare senza peccato.
12 Che sia meglio tralasciare il battesmo de' putti che battezargli mentre non credono.
13 Che i putti non debbino essere rebattezati, perché non hanno fede proprii.
14 Che i battezati in puerizia, arrivati all'età di discrezione, debbono essere rebattezati per
non aver creduto.
15 Che quando i battezati nella infanzia sono venuti in età, si debbono interrogare se
vogliono ratificare quel battesmo, e negandolo, debbono esser lasciati in libertà.
16 Che i peccati commessi dopo il battesmo sono rimessi per la sola memoria e fede d'essere
battezato.
17 Che il voto del battesmo non ha altra condizione che della fede, anzi annulla tutti gli altri
voti.
Della confermazione erano 4 articoli:
1 Che la confermazione non è sacramento.
2 Che è instituito da' padri e non ha promessa della grazia di Dio.
3 Che ora è una cerimonia ociosa, e già era una catechesi quando i putti gionti all'età
rendevano conto della sua fede inanzi la Chiesa.
4 Che il ministro della confermazione non è il solo vescovo, ma qualonque altro sacerdote.
Nelle congregazioni tutti i teologi convennero in asserire il settenario numero e dannare per
eresia la contraria sentenzia, atteso il consenso universale delle scole, incomminciando dal Maestro
delle sentenze che prima ne parlò determinatamente, sino a questo tempo. A questo aggiongevano il
decreto del concilio fiorentino per gli armeni che determina quel numero, e per maggior
confermazione era aggionto l'uso della Chiesa romana, dal quale concludevano che conveniva
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tenerlo per tradizione apostolica et articolo di fede. Ma per la seconda parte dell'articolo non
concordavano tutti, dicendo alcuni che era assai seguire il concilio fiorentino, qual non passò piú
inanzi; poiché il decidere i sacramenti proprii non essere né piú né meno, presuppone una decisione
qual sia la vera e propria essenza e definizione del sacramento, cosa piena di difficoltà per le molte
e varie definizioni portate non solo da' scolastici, ma anco da' padri; delle quali attendendo una,
converrà dire che sia proprio sacramento quello che, considerando l'altra, doverà esser escluso dal
numero. Essere anco questione tra i scolastici se il sacramento si possi definire, se abbia unità, se sia
cosa reale overo intenzionale, e non esser cosa raggionevole in tanta ambiguità de' principii,
fermare con tanto legame le conclusioni. Fu raccordato che san Bernardo e san Cipriano ebbero per
sacramento il lavare de' piedi, e che sant'Agostino fa ogni cosa sacramento, cosí chiamando tutti i
riti con che si onora Dio, et altrove, intendendo la voce piú ristrettamente che la proprietà non
comporta, fece sacramenti soli quelli di che espressamente vien parlato nella Scrittura del Nuovo
Testamento, et in questo significato pose solamente il battesmo e l'eucaristia, se ben in un luogo
dubitò se alcun altro ve n'era.
Per l'altra parte si diceva essere necessario stabilire per articolo che i sacramenti proprii non
sono né piú né meno, per reprimere l'audacia, cosí de' luterani, che gli fanno ora 2, ora 3, ora 4,
come anco di quelli che eccedono i 7, e se ne' padri si trova alcune volte numero maggiore et alcune
volte minore, questo esser nato perché allora, inanzi la determinazione della Chiesa, era lecito
ricevere la voce ora in piú ampio, ora in piú stretto significato. E qui per stabilire il proprio e, come
i scolastici dicono, la sufficienza di questo settenario, cioè che né piú, né meno sono, fu usata
longhezza noiosa nel racconto delle raggioni dedotte da 7 cose naturali, per quali s'acquista e
conserva la vita, dalle 7 virtú, da' 7 vizii capitali, da' sette difetti venuti per il peccato originale, da'
sei giorni della creazione del mondo e settimo della requie, dalle sette piaghe d'Egitto, et anco da'
sette pianeti, dalla celebrità del numero settenario e da altre congruità usate da' principali scolastici
per prova della conclusione; e molte raggioni, perché le consecrazioni delle chiese, de' vasi de'
vescovi, abbati et abbadesse e monache non siano sacramenti, né l'acqua benedetta, né il lavar de'
piedi di san Bernardo, né il martirio, né la creazione de' cardinali o la coronazione del papa.
Fu raccordato che per raffrenare gli eretici non bastava condannare l'articolo, chi non
nominava anco singolarmente ogni uno de' sacramenti, acciò qualche mal spirito non escludesse
alcuno de' veri e sostituisse de' falsi. Fu appresso raccordato un altro ponto essenziale all'articolo,
cioè il determinar l'institutore di tutti i sacramenti, che è Cristo, per condannare l'eresie de' luterani,
che ascrivono a Cristo l'ordinazione del solo battesmo et eucaristia; e che per fede debbia essere
Cristo tenuto per l'institutore, era allegato sant'Ambrosio e sant'Agostino, e sopra ogni altro la
tradizione apostolica; dal che nissun discordava. Ma bene altri dicevano che non conveniva passare
tanto inanzi et era assai star tra i termini del concilio fiorentino, massime atteso che il Maestro delle
sentenzie tenne che l'estrema onzione fosse da san Giacomo; e san Bonaventura, con Alessandro,
che la confermazione avesse principio dopo gli apostoli; e l'istesso Bonaventura, con altri teologi,
fanno gli apostoli autori del sacramento della penitenzia. E del matrimonio si troverà che da molti
vien detto che da Dio nel paradiso fu instituito, e Cristo stesso quando di quello parla, che era il
luogo proprio per dirne l'autore, allora non a sé, ma al Padre nel principio attribuisce l'instituzione.
Per tanti rispetti consegliavano che quel ponto non fosse aggionto, acciò non si condannasse
openione da' catolici tenuta. I dominicani, in contrario, con qualche acerbità di parole affermavano
che si possono esponere quei dottori e salvargli con varie distinzioni, perché essi si sarebbono
sempre rimessi alla Chiesa: ma non era da trappassare senza condanna l'audacia luterana, che con
sprezzo della Chiesa ha introdotto quelle falsità, e non essere da tolerar a' luterani temerarii quello
che si comporta a' santi padri.
Il secondo articolo della necessità de' sacramenti volevano altri che non fosse dannato cosí
assolutamente, ma fusse distinto, essendo certo che non tutti sono assolutamente necessarii; un'altra
opinione era che si dovesse dannare chi diceva non essere li sacramenti necessari nella Chiesa,
poiché certo è non tutti essere necessarii ad ogni persona, anzi alcuni esser incompossibili insieme,
come l'ordine et il matrimonio. La piú commune nondimeno fu che l'articolo fosse dannato cosí
assolutamente per due raggioni: l'una, perché basta la necessità di uno a far che l'articolo, come
giace, sia falso; l'altra, perché tutti sono in qualche modo necessarii, chi assolutamente, chi per
supposizione, chi per convenienza, chi per utilità maggiore; con maraviglia di chi giudicava non
convenire con equivocazione tanto moltiplice fermare articoli di fede; per sodisfare i quali, quando
furono i canoni composti, si aggionse, condannando chi teneva li sacramenti non necessarii, ma
superflui; con questo ultimo termine ampliando la significazione del primo.
Dell'altra parte dell'articolo molti erano di parere che si omettesse, poiché, per quel che tocca
alla fede, già nella sessione precedente era definito che sola non bastasse, e la distinzione del
sacramento in voto, diceva il Marinaro, è ben cosa vera, ma da' soli scolastici usata, all'antichità
incognita e piena di difficoltà; perché negli Atti degl'apostoli, nell'instruzzione del centurione
Cornelio, l'angelo disse che le orazioni sue erano grate a Dio, prima che sapesse il sacramento del
battesmo e gli altri particolari della fede; e tutta la casa sua, intendendo la concione di san Pietro,
ricevette lo Spirito Santo, prima che fosse instrutta della dottrina de' sacramenti, e dopo ricevuto lo
Spirito Santo, fu da san Pietro insegnata del battesmo, onde, non avendone notizia alcuna, non poté
riceverlo in voto; et il ladro in croce moribondo, illuminato allora solamente della virtú di Cristo,
non sapeva de' sacramenti per potersi in quelli votare; e molti santi martiri nel fervore della
persecuzione, convertiti nel veder la costanza d'altri et immediate rapiti et uccisi, non si può, se non
divinando, dire che avessero cognizione de' sacramenti per votarsi. Però essere meglio lasciare la
distinzione alle scole e tralasciare di metterla negl'articoli di fede. A questo repugnava la commune
openione, con dire che, quantonque le parole della distinzione fussero nuove e scolastiche, però si
doveva credere il significato esser insegnato da Cristo et aversi per tradizione apostolica; e quanto
agl'essempii di Cornelio, del ladro e martiri, doversi sapere che sono due sorti di voto del
sacramento: uno esplicato, l'altro implicato, e questo secondo almeno esser necessario; cioè che
attualmente non avevano il voto, ma l'averebbono avuto, s'avessero saputo; le quali cose erano
concesse dagl'altri per vere, ma non obligatorie come articoli di fede. Ma queste difficoltà, dove non
potevano convenire, si rimettevano alla sinodo, cioè alla congregazione generale.
Sí come avvenne anco del terzo articolo; il quale quantonque ognuno avesse per falso,
imperoché tutti accordavano che, risguardando la necessità et utilità, il battesmo precede, ma
attendendo la significazione, il matrimonio; chi guarda la degnità del ministro, la confermazione;
chi la venerazione, l'eucaristia: ma non potendosi dire qual sia piú degno senza distinzione, essere
meglio tralasciare afatto l'articolo che non può esser inteso senza sottilità. Un'altra openione era che
si dovessero esplicare tutti i rispetti della degnità; una media fu che all'articolo s'aggiongesse la
clausula, cioè: secondo diversi rispetti; la qual era piú seguitata, ma con dispiacere di quelli, a chi
non poteva piacere che la sinodo s'abbassasse a queste scolasticarie inette, che cosí le chiamavano, e
volesse credere che Cristo introducesse queste tenuità d'openioni nella sua fede.
Nel quarto tutti furono di parere che l'articolo fosse condannato; anzi aggionsero ch'era
necessario amplificarlo, condannando specificatamente la dottrina zuingliana, quale vuole che i
sacramenti non siano altro che segni, per quali i fedeli dagli infedeli si discernono; overo atti et
essercizii di professione della fede cristiana, ma alla grazia non abbiano altra relazione, se non per
essere segni d'averla ricevuta. Appresso ancora raccordarono che si dannassero cosí quelli che
negano i sacramenti conferire la grazia a chi non pone impedimento, come ancora chi non confessa
la grazia essere contenuta ne' sacramenti e conferita, non per virtú della fede, ma «ex opere
operato». Ma venendo ad esplicare il modo di quella continenza e causalità, ogni uno concordava
che per tutte quelle azzioni che eccitano la devozione s'acquista grazia, e ciò non nasce dalla forza
dell'opera medesima, ma dalla virtú della devozione, che è nell'operante, e queste tali nelle scuole si
dice che causano la grazia «ex opere operantis». Altre azzioni sono che causano la grazia non per la
devozione di chi opera o di chi riceve l'opera, ma per virtú dell'opera medesima. Cosí sono i
sacramenti cristiani, per quali la grazia è ricevuta, purché nel soggetto non vi sia impedimento di
peccato mortale che l'escluda, quantonque non vi sia divozione alcuna: e cosí per l'opera medesima
del battesmo, essere data la grazia ad un fanciullo che non ha moto alcuno d'animo verso quello, e
parimente ad un nato pazzo, perché non vi è impedimento di peccato. L'istesso fa il sacramento
della cresma e quello dell'estrem'onzione, quando ben l'infermo abbia perduta la cognizione. Ma
s'un averà peccato mortale, nel quale perseveri attualmente overo abitualmente, per la contrarietà
non riceverà grazia: non perché il sacramento non abbia virtú di produrla «ex opere operato», ma
perché il recipiente non è capace, per esser occupato d'una qualità contraria.


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